di Don B. Leavit
Tanti sono i sentieri che, come in un racconto di Borges,
si incrociano nel caso Apple di quest'estate che ogni aggiornamento finisce per essere
sorpassato mentre lo si scrive. A noi, però, i fatti interessano solo quel tanto
che basta per svelarne gli impliciti che sfuggono al faro della cronaca. Non si era
mai sentito fare tanto il nome di quest'azienda come da quando è caduta sotto
l'influsso di un'annosa crisi finanziaria che tuttavia non ne ha causato quella morte
preconizzata erroneamente da analisti, ormai da troppo tempo esautorati di ogni fondamento.
Tuttavia, da quando, due mesi fa, il suo amministratore delegato, Gil Amelio, ha
rassegnato le dimissioni assieme ai suoi principali collaboratori, i giornali si
sono riempiti di "fruttuosi" calambour. La notizia che ha fatto più
scalpore è stato l'accordo economico fra i vecchi "amici-nemici",
Bill Gates e Steve Jobs. Di fatto i guai di Apple sono influenzati in minima parte
dal successo, invero piratesco, dei padrini di Windows, mentre il resto è dovuto
alla politica commerciale cocciutamente protezionistica e anacronistica dei manager
dei primi anni '90. Dopo quegli errori se ne fece solo più uno ...ma imponente:
tentare di porvi riparo quando era ormai troppo tardi.
È diffuso il detto: "guarda cosa fa Apple oggi e saprai come sarà
l'informatica fra 5 anni". Questo infatti non è un articolo su Apple, ma
sulla fine dell'idea che abbiamo di Personal Computing.
Per molti versi MacOS è ancora il miglior sistema operativo ed ha, comunque, un'interfaccia utente che non dovrà temere rivali per molti anni ancora. Ma questo non è sufficiente. I giornalisti informatici stilano tabelle differenziali del tipo "cel'ho-manca" per individuare vantaggi e svantaggi laddove bastano due parole. Comprendendo quel ch'è in nuce il segreto del successo di Bill Gates risulta chiaro che, cronaca a parte, Microsoft ha fatto essenzialmente due rivoluzioni:
E questo con il coraggio di chi insulta il despote nel palazzo, con un folle divorzio unilaterale di Davide da Golia, dopo il quale nulla è più rimasto lo stesso. Innumerevoli aziende elettroniche si sono ridimensionate o hanno chiuso, mentre non si contano gli effetti catastrofici sulle principali software housedell'epoca. A tutte queste, Apple ha resistito tutto sommato molto bene. Ma l'informatica non era già più la stessa. Era nato qualche cosa di nuovo. Come qualcosa di nuovo era nato nell' '84 con il Macintosh OS a cui ben pochi, oltre Steve Jobs (padre creatore e riscopritore di un progetto Xerox degli anni '60), in casa Apple credevano. Più di tutti ci dovette credere Bill Gates, che subito gli regalò i primi ed insuperati programmi, Word ed Excel, con cui fece la fortuna del mezzo. Nulla di strano dunque che cercasse di imitarlo in tutte le maniere. Ancora una volta in casa Apple nessuno credeva ad una minaccia di nome Windows, neppure quando con la versione 3.X arrivarono molto vicino. Con Word 2.0 ed Excel 3.0 persino gli applicativi per Windows pareggiavano i conti con quelli Mac. Con Windows '95 fu evidente a tutti che Gates è ad oggi la persona che più a lungo ha creduto in Macintosh, al punto di rifarlo a beneficio della maggioranza dei computer del mondo. E oggi questo gioco nascosto viene riesumato da un filmato presente sul CD del numero di dicembre di Applicando in cui un Gates un po' più giovane recita: "Per creare un nuovo standard ci vuole qualcosa che non sia solo un pochino diverso; ci vuole qualcosa che sia veramente nuovo e che catturi davvero l'immaginazione della gente. E il Macintosh, tra tutte le macchine che io abbia mai visto, è l'unico che risponda a tali requisiti...". Stupefacente è invece il lungo scoop di Wired di novembre grazie al quale si scopre fra l'altro che "Nel 1985, in un periodo in cui Apple aveva ancore la stessa dimensione di Intel e Microsoft, Bill Gates inviò un memo segreto a John Sculley. In questo si propose in qualità di brooker per licenziare il MacOS ai clienti hardware di Microsoft - in altri termini, per fare di esso il Windows dei tempi nostri".
Windows '95 non è però un inizio, ma piuttosto la fine del
modello di informatica nato nel garage di Jobs negli anni '70 e proseguito sotto
le bandiere corsare a finestra di Gates per tutti gli anni '90. Lo deve avere ben
chiaro Gates, visto che cerca di prendere tempo negando su tutta la linea e a ripetizione.
Prima negò a proposito di Internet e poi ha ammesso di esserci arrivato in ritardo
solo quando fu pronto a partire con la guerra a Netscape. Poi negò sul Network
Computer, quando Larry Ellison chiamò il PC un "ridicolo device".
L' "affare Apple" sembra dare ragione a Ellison, mentre ricompone ad
un incrocio simbolico nomi, destini e nozze improbabili. E con questo è chiaro
che Jobs e Gates, i due visionari dell'informatica, credono, definitivamente e partendo
da considerazioni comuni, in uno scenario nuovo per quella che fino ad oggi - e ancora
per poco - abbiamo chiamato "Informatica". Cerchiamo di capire quali possano
esserne i contorni.
Una prima voce che spicca dall'operazione Apple si chiama Internet. Gates,
infatti, si aggiudica così il primato del proprio browser sulle piattaforme
Macintosh. MS Internet Explorer sarà preinstallato, in maniera probabilmente
"trasparente", tanto sui computer Windows 95 che sui Macintosh, a scapito
di Netscape (a cui un tentativo simile non era andato in porto). MS Office verrà
ottimizzato per Macintosh e sarà integrato alle risorse di Explorer, come già
avviene con Windows 95. Qualcuno considera questa una donazione di Gates, dimenticando
che il solo comparto Macintosh di Microsoft fino a qualche anno fa aveva volumi di
installato che lo collocavano alla posizione della settima software house del mondo.
L'altra voce si chiama Sistema Operativo ad Oggetti. Il NeXtStep ,
denominato Rapsody, che Apple sta posizionando per Macintosh e per Windows,
ha tutte le carte per cambiare le regole sel mercato dei Sistemi Operativi. Nato
in ambiente UNIX (incline quindi a operare con tutti i sistemi professionali e aziendali)
si basa su componenti (microkernel) straordinariamente adattive, in grado
di riconoscere qualsiasi macchina con la promessa di superare le attuali barriere
software e hardware. Tutti i tipi di elaboratori potrebbero presto essere in grado
di lavorare con lo stesso ambiente, comune anche ai sistemi di rete (seguendo una
logica complementare a Java). Può essere una buona mossa essere soci
del proprio principale futuro concorrente, specie quando questo può servire
a moderare gli influssi negativi sul mercato, generati dall'eccesso di monopolio
del proprio stesso prodotto. Nella manovra, poi, non c'è solo Gates (che nell'azienda
non ha neppure diritto di voto) e nel Consiglio di Amministrazione spiccano nomi
provenienti da IBM, da Intuit (un altro importante concorrente di Microsoft nel settore
finanziario e bancario) e da Oracle, l'azienda leader nei database distribuiti e
nei servizi di rete, con un forte presidio delle reti multimediali (e Apple rimane
la regina del multimedia). È lo stesso Ellison che litigò con Gates ad
essere a capo di Oracle ed ora in posizione di predominio nel CdA di Apple. Proprio
lui, che a suo tempo cercò invano di comprarsela per intero, promise la realizzazione
dei non-computer. La stessa promessa la fece molti anni prima Sculley, allora
CEO di Apple, quando mise sul mercato i primi PDA, i Newton.
I Network Computer che Ellison promette per
domani trovano oggi difficoltà analoghe e speculari dei Newton di allora,
mentre i Newton di oggi, a saperli ben posizionare (e con l'inizio dell'anno
quadruplicheranno la loro potenza), possono costituire la vera rivoluzione rispetto
ai desktop tradizionali, affermandosi come i veri devices di comunicazione digitale
(ovvero, Network Computer): l'altra voce fondamentale del nostro scenario.
A compendio di questi sviluppi non vanno trascurati quegli ibridi fra videogioco
e web-tv che sono le consolles Pipin , progettate da Apple e vendute
da Bandai. L'idea è finora stata migliore del prodotto finito, ma anche qui
i progetti possono venire perfezionati, ad esempio consentendo la compatibilità
con altre consolle, come le Playstation di Sony, e migliorando la qualità
dell'interfaccia con gli schermi televisivi. I Newton per il mercato executive
e per i sistemi verticali (finanza, marketing, corsie ospedaliereÖ) e le consolle
Pipin per quello domestico segnano i contorni dell'informatica mobile
e del non-computer. In più, a confermare l'interesse per questo trend,
Apple ha annunciato per il 1998 l'uscita di Nework Computer Apple a poco più
di 600 dollari.
Esiste poi il reparto corporate ancora dominato da Big Blue. IBM sta abbandonando
OS2, ma non trova in NT un valido sostituto per l'integrazione dei sistemi aziendali
(altro elemento dello scenario), e così il futuro sistema Apple, in codice Rapsody,
può risultare la risposta vincente.
Nel consiglio d'amministrazione di Cupertino mancano, adire dello stesso Jobs, poi
ancora due membri: un leader del mondo della cultura e un esperto di educazione (bello
è il computer per studenti Emate, a forma di borsa rigida, funzionate
con tastiera e penna e pronto per interagire via infrarossi con dei server di classe).
Due versanti strategici del mercato Apple e dello scenario futuro in generale. In
questo futuro il computer dev'essere sempre meno "calcolatore" e sempre
più "comunicatore", supporto per la trasmissione della conoscenza.
Sistemi operativi modulari e mimetici, strumenti per l'integrazione dei sistemi e per la trasmissione della conoscenza e per la comunicazione diffusa, altamente modulabili in base alle esigenze di ampie tipologie di clienti: questi sono gli scorci sul 2000 che Jobs può aver mostrato ai nuovi partners. Non avrà neppure avuto bisogno di eccessivi sforzi per convincerli, in particolare Ellison e Gates. Più difficile è invece superare le resistenze dei clienti e dei parner software e hardware, da sempre conservatori e scettici. Se questo è vero, i nostri computer di oggi avranno lo stesso destino che l'escalation delle workstation individuali e dei sistemi client/server sancì nei confronti dei Commodore, da un lato, e dei midi e mini, dall'altro. Ci saranno tanti oggetti, uno per esigenza, e l'era del PC-tuttofare sarà un tenero ricordo dei padri e dei nonni.
Agosto 1996