Il farsi di un libro

Introduzione all'iniziativa



Il farsi di un libro è un nuovo modo (con tutta l'approssimazione a cui il termine "nuovo" può andare soggetto in questi anni) per usare la rete e un mod nuovo per dar vita ad un testo.
Le matrici che ispirano questa idea sono molteplici. Partendo dalle più semplici e modeste, c'é il desiderio da parte dell'autore di far conoscere il proprio lavoro in anteprima ai propri potenziali lettori; di creare con questi ultimi un dialogo quasi impossibile con le versioni cartacee; c'è infine il desiderio di sperimentare, di pensare un libro come un laboratorio, dove le indicazioni e le valutazioni precedono l'opera finita e dove la storia delle sue revisioni diventa un'altra storia, esterna ai suoi contenuti.
L'ispirazione più "erudita" parte da due moventi.
Il primo consiste in una risposta alle critiche che i filologi muovono al contributo in senso negativo dell'informatica al loro lavoro e alla storia della letteratura in genere. Non solo, invece, il computer non uccide la filologia solo perché riduce le opportunità di oziosi accademici di cavillare sulle cancellature e sulle copie difformi di antichi autori, usando il loro lavoro in modo parassitario. Ma invece offre, specie se lavora in rete, nuovi metodi e nuovi oggetti di lavoro. La scrittura come processo, anziché come oggetto, continua ad avere una dignità e vede in Internet una seconda gioventù. Paradossalmente si può pensare ad una filologia attuale, in luogo di quella più nota e meno incisiva di stampo archeologico.
Da ultimo, questo lavoro vuole essere anche un tributo al pensiero di Michel Foucault. Questo grande storico e imponente uomo di pensiero criticava l'idea di un'opera come insieme compiuto e coerente. Meno ancora reputava tale il corpus letterario dell'autore, mettendo così in dubbio la possibilità di esprimere il pensiero di un autore come univoco e unitario.
Il libro in farsi è un contributo all'affermazione del primato della discontinuità e della separazione fra opera e autore e fra testo e senso.La "storia" non ha una "morale della storia". Ogni "storia" sono intersezioni di tante "storie" ed è al contempo una delle vie per altre "storie" attuali e possibili in cui i parlanti sono più spesso i lettori stessi. Chi percorre queste tele con i loro nodi dà un senso diverso da quello degli altri e ogni volta trova un senso diverso da quello precedente. Scrivere come una rete cangiante, come una World Wide Web, una filastrocca continua e ripetitiva ("C'era una volta un re..."), mai la stessa e senza una vera conclusione.

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LogoEnnio Martignago