Mi compro il computer
Manuale di guerriglia info-neurinica
di Ennio Martignago


Descrizione
È frequente che chi odia il computer sotto sotto pensi che “quella cosa là” sia un po’ un “qualcuno”. Questo sostanzialmente perché l’uomo tende a personaliz-zare le insidie della vita immaginando che obbediscano a qualche logica propria e per maledirle meglio. Il computer poi a questo gioco si presta benissimo, in quanto in fondo pensa, interagisce con la nostra mente con dei paleo-comportamenti basati su degli schemi logici: un po’ come l’uomo. Talora l’uomo pensa: «Quello lì è migliore di me! Si è accorto che non sono in grado di cavarmela con lui e così mi fa sfigurare, trattandomi da idiota. E’ possibile che io debba farmi maltrattare da una macchi-na. Perché mai dovrei comprare un simile mostro?». Capita così che lo studente, come pure lo studioso, si compri un computer per riuscire prima e meglio nel proprio compito e invece finisca per rinunciare anche al compito, umiliato dalla sconfitta subita ad opera della macchina.
Strategie
• Accettare che “egli” sia un “qualcuno”. A questo punto amarlo e farsi insegnare da lui la logica e cercare di insegnare a lui la vita.
• Trattarlo come un “qualcuno” di stupido e rigido e usarlo il meno possi-bile.
• Divertirsi con “lui” a inventarne un uso del tutto originale, anche se po-trebbe sembrare poco ortodosso, o addirittura poco corretto.
Corollario
Per superare il blocco da personal-fobia bisogna imparare a mettersi in rela-zione con il computer più che con l’oggetto di lavoro. Questo comporta che la mo-tivazione ad apprendere e a fare è rivolta molto più alla macchina che ai fini per cui sembrava preposta. Uno sforzo eccessivo per apprendere l’uso della macchina e dei suoi programmi, per imparare a fare qualcosa, per fare di più, per vincere la competizione con il vicino di casa o con la fidanzata, per riuscire ad essere origina-li.... riduce l’investimento sui contenuti, in favore di una dimensione che, in questo modo, per la prima volta nella storia, rende automatiche le priorità, sollevando il sin-golo dall’angoscia delle scelte. La forma dello strumento è il motore del processo.
Strategie del corollario
• Godersi il gioco pensando che “viaggiare è sempre meglio che arriva-re”.
• Usare solo le funzioni di digitazione, il salva, l’apri e lo stampa.
• Separare la scrittura a penna dalla stesura finale.
Controindicazioni
• Quando devi produrre qualche cosa è meglio che ti scordi le crociere.
• Usando lo strumento al minimo delle sue potenzialità non puoi sfruttare i vantaggi dati dall’interazione con lo strumento.
• Un tipo di computer può essere più o meno amato, ma alla fine rimane solo un tipo di computer. Come un buon sassofonista deve far dare il meglio ad ogni tipo di sax che usa per le sue sonorità caratteristiche, così ogni computer dev’essere sfruttato al meglio per ciò che ha da dare. Anche in questo cam-po la tifoseria è un limite operativo e mentale.
Interazione Autore e Simulazione
Esiste una vecchia diatriba fra i linguisti come fra gli psicologi che verte sul ruolo che la forma ha nei confronti del comportamento. La stessa distinzione si può fare fra il testo, inteso come un primo livello di “materializzazione” del pensiero, e la pagi-na stampata. Che il testo sia qualche cosa di molto diverso dalla pagina stampata è uno di quei principi ovvi che nessuno però riconosce nella vita quotidiana. A ren-dere ancora più evidente questo principio sono gli elaboratori di testo. Quando le differenze fra word porcessor (wordstar, wordperfect, word...) e impaginatori (Ventura, Page Maker, X-Press...) erano più nette, anche la differenza fra il testo co-me “ragionamento a voce alta” che l’autore fa con se stesso con l’ausilio della penna e la pagina come espressione estetica del messaggio da divulgare era più chiara. Nel leggere la pagina come appare nel computer l’autore fruisce come lettore di una simulazione del prodotto compiuto. Il suo atteggiamento mentale è quindi diverso. Quello che appare sullo schermo, gli strumenti (il portapenne e il ta-volo di composizione) e lo stato dell’arte del prodotto finito (la pagina stampata, il volume, la “tela”...) sono dei veri e propri interlocutori dell’autore, che con essi intra-prende un dialogo continuativo fatto di costanti interazioni biunivoche (numerosi feedback continui). Solo un atto di volontà, l’imposizione della parola Fine prece-dentemente programmata interrompe questo dialogo.
La forma cambia il contenuto e questo cambia la forma. Entrambi, poi, modifi-cano il modo di sentire dell’autore nel momento stesso in cui crea. Come l’amore per il suo tipo di strumento porta il musicista a prediligere uno stile musicale piuttosto di un altro, lo stesso può capitare per qualsiasi autore che usi un computer anziché un altro, un certo tipo di software anziché un altro.
Computer & Carta
Descrizione
Un computer non sostituisce la carta così come la carta non sostituisce il com-puter. l’uso dei due media non è alternativo. La valutazione dello strumento da usa-re è di ordine sostanzialmente estetico e, solo secondariamente, logistico; infine logi-co.
Io, ad esempio, tendo a prediligere due tipologie simili sia per la carta che per i computer.

Per la carta scelgo:
1) il tipo molto grande per operazioni complesse o soggette a disordine e esercizi di creatività (perché mai sparpagliare tante idee in tanti fogliettini, invece di fare una gigantografia con freccette, sentierini, disegnini...?); oppure
2) quello molto piccolo: trovo che un quaderno cinese (di quelli rossi e neri o in stoffa ricamata) del formato 15 x 10 cm. sia l’ideale; arriva dovunque, è gradevole, eco-nomico, si può usare in mille modi, si archivia bene...

Come computer prediligo due tipi di prodotti per due diverse occasioni:
1) Un computer da tavolo molto potente, con tutte le periferiche necessarie (scanner, rimovibili, stampanti, CD ROM...), come laboratorio, quartiere generale... Diventa un po’ come la villa di campagna dove possiamo sbizzarrirci con lo spazio e con gli oggetti, che qui possono trovar respiro di movimento e varietà di espressione.
2) Un computer da viaggio molto leggero, molto economico, dall’interfaccia spar-tano, ma completo; fatto per le esigenze di base e modularizzabile in qualsiasi siste-ma. Purtroppo gli esempi sono pochi. Due non soddisfano la condizione di econo-micità: il PDA (che a suo discapito ha anche il fatto di non essere dinamico, almeno fintanto che i sistemi di comunicazione sono quello che sono) e il subnotebook di nuova generazione (che, essendo carissimi, non si possono certo trasportare dovunque con la massima non chalance). L’altro è il vecchio Quaderno Olivetti con processore NEC 80X86 compatibile. A saperlo configurare è perfetto: non consuma (le batterie arrivano a superare le quattro ore), supporta benissimo un integrato DOS come MS Works 3.0 e le utility di base lasciando liberi ancora circa 15 Mb per gli archivi utente, che in effetti sono molto più di quanto serva in ambiente DOS. Difetto principale: introvabile lui, ed introvabile qualsiasi tipo di imitazione.


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Ennio Martignago