dIGIzINE!!!

Digizine 0.0.5
n. 0.0.5 - Maggio 1997

di Ennio Martignago


| INDICE
| #.1.Editoriale
| #.2. Segnalazioni dalla rete
| #.3. Ultima pagina

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Editoriale

Buona parte di questo numero è dedicata agli aggiornamenti dalla rete. Di ritorno da oltr'alpe riportiamo alcune segnalazioni della vita e della cultura telematica per come appare dalla stampa francese. Esprimiamo alcune riflessioni sulle strategie dell'editoria su Internet europea e nostrana. Entreremo nel merito di due proposte: quella di Planète Internet e quella di web//master di IDG France. Toccheremo soprattutto alcuni aggiornamenti sui rapporti fra Islam e Internet e la catechesi online, su alcuni fatti di cronaca come la chiusura di Mygale, per poi entrare in quello che ci appare diventare ancor più di prima il tema de momento: i contenuti dei siti. Si collega a questa questione la riflessione finale dedicata alla comunità virtuale di The Well per come viene raccontata dal giornale di Rossetto.

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Segnalazioni dalla rete

Internet à la carte: Globalismo alla francese (Cover Story)

Non abbiamo mai fatto mistero di una certa simpatia per il modo tutto francese (e pochissimo negropontiano) di interpretare la rete ed il suo utilizzo. Non va dimenticato che, alla sua maniera, è stata proprio la Francia il primo paese in Europa ad aver sviluppato un tipo di comunicazione telematica e una forma di comunità virtuale attraverso il, seppur scarno, sistema MiniTel.

È un vero peccato che non si dia sufficiente rilievo alle riviste francesi per occuparsi sempre e soltanto dei prodotti statunitensi. È forse vero che le innovazioni tecnologiche si originano soprattutto negli U.S.A., ma è altrettanto un fatto che la produzione culturale d'oltre oceano è quanto meno molto lontana dai nostri interessi e dalle nostre sensibilità. Moltissimi problemi, necessità e impulsi avvicinano l'Italia alla Francia, ed entrambi al progetto culturale e sociale di una Rete Europea
Le ultime proiezioni statistiche danno in notevole aumento la diffusione di Internet nel vecchio continente. Non altrettanto chiare sono le misure che consentirebbero di superare gli scogli nazionalistici per dar vita ad un contesto telematico europeo.

Uno dei versanti da cui potrebbe rivelarsi utile ed importante partire è proprio quello editoriale. Ben pochi Web sono nati per soddisfare un dialogo comune fra utenti e providers europei. Ancora più importante sarebbe invece che le riviste e le pubblicazioni in genere ponessero una maggiore attenzione e un'intercambio alle iniziative editoriali del continente. Gran parte delle riviste dedicate alla rete sono figlie minori di testate omonime statunitensi. Per questo in esse troviamo spesso articoli centrati sulle iniziative e sui commenti d'oltre oceano ai quali si aggiungono gli articoli nostrani. Questa situazione si ripete un po' in tutte le nazioni europee.
In Francia, tuttavia vi sono alcune riviste che si distinguono da questo punto di vista, per una spiccata originalità. Fra tutte spicca per originalità e per peso culturale
Planète Internet.

Ayatollah-On-Line?

Nel numero di aprile di questa rivista, accanto ai temi più tradizionali, come la solita intervista a J. P. Barlow, o la corsa alle tecnologie e ai linguaggi di programmazione di rete, troviamo un lungo articolo sulla presenza della destra e del razzismo accanto a un interessante dossier intitolato “Il dilemma degli Ayatollah”. In esso sono bene espressi i travagli politici ed ideologici che la “scatola nera”-Internet provoca nella patria degli integralismi. Quello che nella stampa comune sembra essere un'atteggiamento condiviso nei confronti della madre di tutte le reti, risulta essere un fenomeno ben più complesso. A fronte di alcuni leader iraniani, inclini a vedere in essa uno strumento del diavolo americano, non ne mancano almeno altrettanti che vedono in essa una grande possibilità per far conoscere inn maniera corretta i principi politici e religiosi dell'Islam. Molto belle sono le fotografie che riprendono un CD-ROM enciclopedico sul diritto mussulmano edito dalla fondazione Golpaygani con su impressa la foto di un probabile Ayatollah e quela che ritrae, accanto ad un imponente PC Tower, l'hodjatoleslam Korani, il quale afferma: “Non c'è persona intelligente, religiosa o meno, che possa dirsi soddisfatta dell'attuale sistema di Internet. Ciò nonostante la soluzione non sta nel proibirlo. Tocca allo stato di intervenire e controllare. Per noi si tratta di mettere a punto per Internet dei buoni prodotti che mostrino i valori religiosi dell'Islam, del cristianesimo e dell'ebraismo. Poco alla volta questi programmi prenderanno il posto di quelli scadenti. Anche se i nostri giovani non disdegnano il divertimento, se ci sono programmi buoni non mancheranno di guardarli”.

Catechismo On-Line

L'Ayatollah non è il solo lungimirante ad aver pensato alla possibilità di riappropriazione da parte delle religioni tradizionali di un mezzo che stà continuando ad essere dominato dai nuovi misticismi. Fra i religiosi cattolici, il vescovo in pensione di Èvreux ha dato vita, dalla sua abitazione posta nel XVII arrondissement di Parigi, ad una diocesi virtuale, Partenia. Il suo catechismo elettronico, nato lo scorso gennaio è già un importante luogo d'incontro per non pochi fedeli e non. Eresia? Lui sostiene di no, altrimenti come metterla con lo strumento fotografico che servì ad impressionare l'immagine di Santa Teresa del Bambin Gesù, allora per nulla ortodosso ed oggi luogo di culto dell'ortodossia?

La mygale fa male?

Molta rilevanza viene data alla chiusura di Mygale, un server della rete universitaria che forniva acount gratuiti in favore di associazioni e utenti privati (6000 in totale). La causa conclamata sarebbe l'eccessiva occupazione di banda (da 600 a 1200 kbpsun terzo dell'intera rete di facoltà). Tuttavia le ragioni che avrebbero causato la sospensione sarebbero da trovarsi soprattutto nell'ospitalità data ad indirizzi dediti al pirataggio del sofware o ad archivi erotici.

Parecchie critiche vengono mosse alla Télécom France per l'aumento di tariffe, mentre, non meno combattuta di TIN, sta affermandosi Wanadoo.

Una curiosa polemica sta suscitando la pubblicità che Lotus-IBM stà facendo al proprio Web Server per Notes, Domino. Diversamente dalle altre nazioni, fra cui la nostra, in Francia viene ripetuto fino all'ossessione lo slogan:
“NO. Lotus Domino non è per quelli che pensano che Internet debba essere del tutto incontrollabile ed incontrollata; non vi insegna nulla sui cerchi concentrici di Crop. SI'. Lotus Domino si rivolge a quelli che vogliono lavorare e nient'altro che lavorare”.
Che si tratti di un'interpretazione del carattere dei francesi e delle loro idee in materia di Internet? Oppure che sia una critica neppure tanto velata agli argomenti forti dei concorrenti? Fatto sta che l'Internet di IBM non fa mistero dei suoi, di programmi: meno navigazione e più azienda!
Ma Planète Internet non disdegna il satellite. E così scopriamo che in Francia esiste C:, un “canale cyber” che può venire ricevuto tanto via cavo che per satellite numerico. In questo canale la rivista cura la realizzazione di un programma che si chiama mag.net e che non parla d'altro che di Internet.

E il contenuto?

Non bisogna illuderci: neppure il panorama editoriale francese risplende per profondità e ricchezza culturale. Il caso di Planète Internet non deve lasciare pensare che non sia il modello statunitense quello vincente anche nella patria dello sciovinismo. Avevamo ad esempio lasciato netsurf con un buon numero nello scorso settembre e lo ritroviamo nel mucchio dei recensori di E-mailer con CD-ROM d'obbligo. In compenso scopriamo che proprio dal commercialissimo ceppo di IDG è arrivata al sesto numero una testata che non aveva quasi corrispettivo fra quelle europee. WebMater and WEBNOW era un titolo che rimandava esclusivamente a una rivista americana di difficile collocazione. Più chiaro è invece il target di web//master che porta come sottotitolo “tout Internet pour l'entreprise”. Si tratta invero più di una dichiarazione di intenti che di un'esperienza consolidata. Eppure questi intenti non sono da sottovalutare. Ritengo infatti che siano poche le riviste che ardiscono coniugare il sempre meno seducibile soggetto “impresa” con l'indeterminato concetto di Internet. In Francia, non diversamente da casa nostra, si punta molto sulle piccole e medie imprese, che sembrano essere tentate dalla seduzione, ma ben lontane da un vero convincimento. Anche se scarna in pagine e vigore, web//master varrebbe la pena di essere presa in considerazione solo per l'intento dichiarato. Il numero di aprile è centrato su “Dossier CONTENUTO” e titola la copertina “Internet: il contenuto ritorna con forza. E se, alla buon ora, quello che più conta in un sito web fosse ciò che ci stà dentro?”.
La questione è attualissima. La risposta difficile. I protagonisti pochi e spesso bisogna proprio gonfiarli un po' per farne degli illuminati. Molti degli intervistati appartengono già al mondo del multimediale e per loro parlare di contenuto è quasi d'obbligo. Anche per gli editori lo è, ma l'impegno che dovrebbero metterci sarebbe superiore. Non per tutti è così. Anzi lo è proprio per pochi. Fra questi in terra francese spiccano la catena di librerie e di distribuzione multimediale FNAC e HFG (Hachette Filipacchi Grolier). I principi per i siti di stampa secondo il direttore on line di HFG, Patrice Schneider, originario del Quebec, terra con una notevole tradizione di Internet, sono riassunti dalla sigla QIS: Quotidianità (anche 4 o 5 pagine nuove per settimana possono andare bene, ma la Home Page dev'essere ogni giorno nuova), Interattività (il sito conta per i suoi contenuti ed il lettore non deve arrivare neppure ad accorgersi della sua architettura) e Servizio (personalizzabilità delle segnalazioni televisive, immagini e media agili e leggeri, abolizione delle “zone cantiere”, disponibilità anche per modem 28.8...).

Pierre-Eric Verney, il responsabile del sito della FNAC, non ha, com'è tipico altrove, un'estrazione tecnica. Di formazione è un architetto che non disdegna le competenze tecniche necessarie per condurre una redazione online. Ma ci tiene a precisare che la sua carica lo vede responsabile del contenuto editoriale e dell'ergonomia del server. “Si tratta nello stesso tempo di una funzione di marketing e di comunicazione”. A sua volta coordina una nutrita équipe redazionale, costituita di risorse interne ed esterne ed organizzata esattamente come un giornale tradizionale. In FNAC, per tradizione culturale e per strategia aziendale, appare chiaro che se si vuole un contenuto di prestigio e la conseguente visibilità occorre adeguare investimenti e progetti, considerando che la parte più ingente non potrà che andare alla produzione del messaggio. Bisogna quindi tornare a ripensare alle risorse intellettuali tradizionali: eclettiche, ma variegate; non allergiche alla tecnologia, ma non per questo tecniciste o tecnocratiche.
Accade infatti che di tre inserzioni di offerta di lavoro, solo una richieda competenze tecniche (Lexmark); delle altre due, una richiedeva la conoscenza di immagini grafiche (HTML) e dei relativi programmi; l'altra, che ricercava personale per il rilancio di MSN cercava una persona di attitudine polivalente, di età compresa “fra i 25 e i 30 anni, appassionato di scrittura interattiva, fortemente impregnato di tecniche multimediali, che, qualsivoglia sia la formazione di base, dimostri un eccellente livello di cultura generale, ottimo inglese parlato e capacità di prevalere sui concorrenti commerciali”.

Ultima pagina

A più d'uno non sarà sfuggita la cover story del Wired di maggio. Si tratta dell “Epica saga di The Well, la Comunità Online più influente del mondo”. Si tratta di una via di mezzo fra una tesi di laurea e “La Conquista del West” di ben 44 pagine centrali (neanche una riga mandata in coda, come sarebbe tipico) della rivista più trendly del momento. Sappiamo che fra The Well e Wired non è corso buon sangue negli ultimi tempi. Rheingold se ne allontanò senza neppure sbattere la porta, ma solo con una smorfia di disgusto. E per i geek negropontiani questi tardo comunardi nonni dei fiori erano troppo patetici per fare glamour e per sollevare la posta della pubblicità. D'altronde il gusto delle scarpe di Rheingold si intonava poco con i colori della grafica più imitata del mondo. Allora, ci viene da chiederci, perché questa celebrazione dai toni quanto mai di epitaffio, non si sa se del Well o delle comunità virtuali, in genere?
Potremmo lanciarci in svariate congetture: dalla meno probabile che lo vorrebbe una riappacificazione, a quella che vedrebbe questa voce unirsi alle altre del coro di una riscoperta delle comunità virtuali, quale si va percorrendo soprattutto in Europa e sotto nuovi auspici... Oppure dovremmo pensare che si tratti di un lungo addio alle origini che la rivista cerca di dare alle soglie della post-Internet ingegneristica e concreta come l'encomio alla cucina siciliana messo in chiusura dal vate Nicholas. Si domanda infatti l'autrice in chiusura “Potrà mai venire ricreata un altra The Well? Difficilmente. Come tutti i sistemi naturali (ndr: leggi “non digitali”), era dipendente dalle condizioni da cui prese le mosse”. Come dire: «Addio, The Well, nessun altro potrà più parlare per te. È definitivamente allo zenith l'era di Wired. Il re è morto. Viva il Re!». Credo che quelli di Wired non sbaglino affondo con il loro colpo di grazia. Credo anche che questo sia un motivo in più per cercare di prendere le distanze dalla strategia Internet a stelle e strisce. Per noi, strani old fashioned individualisti ultranazionalisti di europei, il termine “Comunità virtuali” è solo una parola. Quello digitale è solo uno strumento - potente. La virtualità è una condizione quotidiana, dalla nascita degli stati moderni ad oggi. E lo sviluppo delle comunità (giacché di fallimento della comunità unica ce n'è bastato uno) è una missione fondamentale per la sopravvivenza.
Stanotte ho sognato la “mia” BBS. Stavamo lottando, stanchi, per la sopravvivenza di un ideale di confronto e di dialogo. Consigliavo il sysop di affiancare HotLine al bel First Class, di superare i confini delle appartenenze e rilanciare..., bla, bla bla. Ma eravamo pochi, troppo pochi. Gli altri giravano per siti pieni di Java. Siamo partiti per passare l'estate sotto il pergolato dell'ultima vecchia osteria.

Sempre vostro,
Ennio Martignago

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